Assemblea Nazionale Confcooperative Sanità. Sellitto ai decisori politici: ai MMG servono i Livelli Essenziali Organizzativi

Il Presidente di MEDINCÒ, Raffaele Sellitto è riconfermato Vicepresidente con responsabilità dell’area cooperazione medica dall’Assemblea Nazionale Confcooperative Sanità tenutasi a Roma il 15 giugno 2022.

Hanno partecipato all’evento, tra gli altri: Giuseppe Milanese (confermato Presidente Confcooperative Sanità), Roberto Speranza (Ministro della Salute), Pierpaolo Sileri (Sottosegretario Ministero Salute), Andrea Costa (Sottosegretario Ministero Salute), Anna Maria Parente (Presidente XII Commissione Senato della Repubblica), Paola Taverna (Vice Presidente Senato della Repubblica), Filippo Anelli (Presidente Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri), Andrea Mandelli (Vice Presidente Camera dei Deputati), Marco Cossolo (Presidente Federfarma Nazionale), Maria Teresa Bellucci (Onorevole XII Commissione Camera dei Deputati).

L’avvenimento ha rappresentato una preziosa occasione per discutere apertamente, tra le più importanti personalità del mondo politico e dei rappresentanti istituzionali dei Medici, delle problematiche più scomode della sanità, trascorse, attuali e future, ben note agli operatori del settore ma, apparentemente, misconosciute a chi ne dispone l’assetto organizzativo.

Nel suo intervento, Il presidente Sellitto, ha finemente argomentato i punti di debolezza del sistema in cui opera la Medicina Generale chiedendo a gran voce l’applicazione di norme che rendano ancora più compatibile l’attività di MMG-cooperatore, nel momento più importante del cambiamento della medicina del Territorio.

Io sono – afferma il Presidente Sellitto – parte di un sistema che è già una grande realtà nazionale da molti anni: la cooperazione medica, che nonostante gli annunci non ha conosciuto venti favorevoli nell’adeguamento normativo o nelle incentivazioni, lasciando il Medico di Medicina Generale esposto, in solitudine, ad un carico straordinario, enorme, in termini di disponibilità di tempo da dedicare al rapporto di cura, perché l’ascolto del paziente è tempo di cura, alle attività di diagnosi, di prevenzione, di aggiornamento, ad atti amministrativi confusi e disordinati, per fare… per fare… per fare…

Senza LEO, non c’è LEA. Senza i livelli essenziali organizzativi non è immaginabile una strategia di riforma, legata a strutture e tempi di disponibilità dei professionisti, se non si lega ad una organizzazione davvero innovativa in cui il Medico sia imprenditorie della sua stessa realtà.

Vorrei capire – continua Sellitto – che cosa significa, aggregazione funzionale, cooperazione funzionale se poi non è chiaro in che maniera si debba interagire tra i soggetti che fanno assistenza, se non per livelli di competenza e non di subalternità così come oggi sembra passare l’idea (supplenze ai MMG). Evidentemente la chiave di svolta è nella cooperazione. Cambiare il paradigma dal “per chi lavoriamo” al soggetto che riceve le cure, attraverso un adeguamento, normativo e giuridico responsabilità diretta del momento politico, del momento istituzionale che è quello deputato alla progettazione.

Nella rete che è stata immaginata dal PNRR, che ha come obiettivo prossimità e domiciliarità – conclude Sellitto – ci si ferma ad un livello di una struttura ogni 45-50.000 abitanti, realizzando nella sostanza, circa 1700 strutture in Italia, tante quanti sono gli ospedali che oggi assistono i cittadini, in pari numero. Diventa facile immaginare, allora, la desertificazione assistenziale se andassimo a lavorare tutti nelle case HUB. Quindi la vera risposta è lo SPOCK, quella fascia tra l’HUB e il domicilio, quella rete che è fatta dalle farmacie, dagli infermieri e dai Medici di Medicina Generale organizzati in rete.

L’ospedale da solo non basta – afferma Giuseppe Milanese riconfermato alla guida di Confcooperative Sanità -. A oltre quarant’anni dalla sua istituzione il SSN sta vivendo una crisi senza precedenti. Il risultato è l’intasamento delle strutture ospedaliere dove un ricovero costa non meno di 700 – 800 euro al giorno. Con gli stessi soldi – sottolinea – si potrebbero assistere, quotidianamente, 10 persone fuori dall’ospedale. Con 15-20 ore al mese di assistenza domiciliare potremmo da un lato rafforzare la rete dei servizi dall’altra creare 100.000 nuovi posti di lavoro».

«Il PNRR è una straordinaria opportunità per riscrivere e riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale. Ben 8 italiani su 10 ritengono, secondo il Censis, che la spesa pubblica in sanità sia un investimento da non sprecare: ospedali, sanità territoriale, personale e ammodernamento dei macchinari le prime voci su cui intervenire. È sul territorio che va costruita la risposta: un sistema di assistenza primaria, una rete complessa e capillare in grado di prendere in carico direttamente nel cuore della comunità il bisogno assistenziale dei cittadini, concentrando sull’ospedale solo cure e interventi più importanti. Allo stato attuale i posti letto nelle strutture residenziali e semiresidenziali sono estremamente insufficienti. Una situazione che è destinata a peggiorare nei prossimi anni. Appare profonda – continua Milanese – poi la spaccatura geografica del Paese dove il 67% delle residenze sociosanitarie sono al Nord e solo l’8% al Sud, dove molti servizi di welfare vengono erogati direttamente dalle famiglie. È su questi squilibri che dobbiamo intervenire. Non spendendo di più – conclude Milanese – ma spendendo meglio».

   

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